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Imprevedibile, violento, capace di scuotere una delle nostre poche certezze assolute: che la terra resti sempre ferma sotto ai nostri piedi. Più degli uragani, dei cicloni e delle epidemie, sin dall’antichità è il terremoto il fenomeno naturale in grado di mettere a nudo la fragilità dell’essere umano e la sua illusione di un dominio totale sulla natura. E tuttavia, “per esorcizzare la paura del terremoto, fin dalle origini ci si è rivolti al cielo con preghiere e scongiuri e, purtroppo, meno si è riflettuto su quelle che invece potevano essere le più efficaci misure pratiche di tipo preventivo da prendere; convinti, il più delle volte, che le scosse sismiche fossero da attribuire non a una normale dinamica evolutiva della Terra, bensì a una ineluttabile volontà divina punitiva”.

Dall’antica Grecia ai giorni nostri, Pierangelo Pancaldi e Alberto Tampellini ci conducono attraverso una ricerca storica appassionante, un viaggio nello spazio e nel tempo per conoscere quali spiegazioni, tra religione, scienza e interpretazioni popolari, sono state date al terremoto, come si è tentato di prevederlo e quali ripercussioni, materiali ed emotive, hanno subito i sopravvissuti nella loro stravolta vita quotidiana. E per rispondere all’angoscioso interrogativo riguardo alla vocazione sismica del nostro territorio, un excursus sui più significativi eventi del genere che, nei secoli, hanno colpito l’Emilia-Romagna e il Bolognese in particolare.

Quando “trano li taramoti”

€ 15,50 Prezzo regolare
€ 14,73Prezzo scontato

Autore: Pierangelo Pancaldi, Alberto Tampellini
Editore: Maglio Editore
Collana: Le Braci
Edizione: 2013
ISBN: 9788897195221
Pagine: 144 
Sottotitolo: Fenomenologia, teorie e paure di fronte al sisma. La sequenza bolognese del 1504-1505

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